Dialoghi fotografici senza rete. Per leggere le regole o partecipare, spingi qui
Una fotografia pare per sua natura inseparabile da ciò che vi è rappresentato. Caparbiamente, silenziosamente riferita a quella scena e solo a quella, come un simulacro muto, un calco portatile e vibrante, come un’ostia sconsacrata che continua a emettere luce nel tabernacolo serrato del portafoglio, o tra le pagine in cui l’abbiamo dimenticata a fare da segnalibro. Chiusa in sé, quasi incapace di significare altro che un puro: «Ecco, c’era questo».
E tuttavia resta sempre, al suo margine, un bordo di nulla, un abisso tascabile, una sorta di mistero casalingo, come un anfratto che si apre tra lavello e cucina in cui quella saldatura frana, slitta, diventa ambigua e sospesa. Ciò che appariva una certezza, visto da un altro lato appare come una mistificazione, «una versione parziale e selettiva», oppure come «un serbatoio di possibilità, uno spazio di proiezione», «un territorio liberato dal concetto di rappresentazione della realtà (cit. Allegra Martin)».
Basta a volte, le fotografie, prelevarle dal loro isolamento, dall’archivio in cui stanno numerate e provare ad accostarle, su un tavolo o nel flusso della rete cui ormai sono destinate: allora ecco che a volte si riconoscono, si intrecciano, si accoppiano e figliano creando provvisori campi di significato che parlano di sé, che sbocciano per poi sparire di nuovo.
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Cosa succede quando prelevi una foto da un archivio personale e la depositi in un altro contesto? Cosa ne è dei legami preesistenti con le situazioni fotografate, con i significati evocati, come si modificano, come slittano quando costruisci altri legami e altre relazioni? Cosa accade quando a un autore si sostituisce una coppia e quando la regola diventa rispondersi l’un l’altro? Quali funzioni della fotografia vengono messe da parte e quali vengono esaltate in un dialogo visuale? E come si costruisce il dialogo, quali connessioni vengono privilegiate durante il dialogo (visive, analogiche, inconsce…) e quali campi di senso non verbale imprevisti, verificabili solo alla fine, vengono prodotti? Qua sotto gli esperimenti condotti in questi mesi dal Baretto.
Marisa Prete, Miri Riva
In questo dialogo le autrici hanno usato non solo i propri archivi, ma tutte le fonti possibili, anche online. (Scorri in orizzontale per vedere la sequenza, clicca sulle foto per vederle a formato intero. [...]
Marco Rilli, Paolo Pizzagalli
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Stefano Canetta, Giovanni Orlando
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Giovanni Orlando, Marisa Prete
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Giovanni Orlando, Stefania Oppedisano
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Stefania Oppedisano, Paolo Bianchi
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Luciano Perciaccante, Miri Riva
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Stefania Oppedisano, Giulia Corinti
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Luciano Perciaccante, Paolo Bianchi
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Giorgio Barbetta, Paolo Bianchi
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Miri Riva, Giovanni Orlando
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Luciano Perciaccante, Giorgio Barbetta
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Emma Ghislanzoni, Giovanni Orlando
«L'immagine dei miei piedi che cercano di raggiungere il cielo chiude il cerchio. Diventa una sorta di compromesso in un dialogo che si muove tra varie tematiche. Tutto parte da un albero puntato al [...]
Emma Ghislanzoni, Stefania Oppedisano
«La prima foto di Emma determina l'inizio, il procedere e la fine del nostro dialogo. Tante finestre in primo piano sul mondo e un racconto che sceglie da subito, istintivamente, di muoversi tra la [...]