La scomparsa dell’immagine nell’epoca della proliferazione infinita
Ricordare è un’attività prettamente umana, perché per poter ricordare occorre poter dimenticare. Le macchine non dimenticano, sono solo capaci di cancellare e sovrascrivere dati. Ma cosa succederebbe se un’immagine digitale iniziasse a dimenticare ciò che deve mostrare? Su questo assunto fantastico si basa il lavoro “Memory failed: Fantasy is rebooting”: una serie di copie dell’immagine più famosa al mondo, la riproduzione della Gioconda di Leonardo da Vinci in altissima definizione prodotta dal C2RMF, ma affette da amnesia più o meno grave. Tale disturbo, con relativa perdita di memoria, si manifesta come variazione infinita di questa iconica fotografia. Disfunzionando, le immagini producono solo per approssimazione il soggetto che dovrebbero invece riprodurre fedelmente. L’amnesia generata da un algoritmo crea immagini inedite, come fossero molteplici reincarnazioni di qualcosa che non può mai mostrarsi nella sua perfezione. Attraverso la perdita di memoria, queste fotografie si mostrano per quello che sono: un insieme di pixel instabili ordinati da un codice invisibile. Queste immagini a volte affascinanti altre inquietanti, offrono visioni inconsuete dell’icona dell’arte per antonomasia, creandone infinite variazioni. Dimenticare, allora, non solo ci permette di ricordare, ma è anche il motore stesso della fantasia. L’opera finale, pensata per essere un’installazione di arte pubblica, riflette sul rapporto con le immagini attraverso l’invito alla partecipazione attiva. Le “infinite” variazioni della Gioconda, stampate in formato 10×15, sono assemblate in installazioni che rinviano ad oggetti di uso comune (ad esempio una tenda per porta). Il fruitore è invitato quindi ad attraversare letteralmente, oltre che simbolicamente, le immagini che compongono l’installazione. Esse perciò smettono di essere semplici oggetti da ammirare e diventano parte dell’ambiente. La presenza del pubblico che attraversa lo spazio dov’è presente l’installazione ne modifica la struttura stessa, generando una continua variazione della sua forma fisica che richiama immediatamente la variazione prodotta dall’algoritmo sull’immagine digitale di partenza.
Luciano Perciaccante
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