La scomparsa delle immagini e il rapporto con il ricordo, la materia, la natura
“Alte Vie” è una raccolta di foto scattate durante le mie camminate nei boschi dei luoghi dove sono cresciuto e nelle montagne circostanti: Valle Intrasca e Valdossola. Le foto dei paesaggi montani convivono con particolari dei dipinti presenti nelle cappellette votive che si incontrano lungo i sentieri. L’esigenza che mi ha portato ha scattare queste foto e a metterle insieme è in primo luogo visiva, ma nella loro relazione ho potuto scoprire altri aspetti che mi toccano da vicino. Sono affascinato da quei vecchi dipinti prodotti da pittori popolari, immagini “prima della società delle immagini”, perché testimoniano della vita lungo i sentieri che ancora oggi io percorro: mi interessano le testimonianze di fede dei miei avi e la loro esigenza di produrre e di vedere immagini, mi piace pensare che (almeno in alcuni casi) gli abitanti di quei luoghi abbiano posato per quei dipinti; per questo motivo preferisco fotografare i personaggi “minori” dei dipinti sacri. Mi interessa anche rappresentare il degrado delle immagini prodotte dall’uomo, sia per salvarne la memoria, sia per rappresentare l’impermanenza delle cose terrene, e quindi il tornare alla pietra di quelle immagini. Le montagne e i cumuli di roccia presentano una simbologia fisica e spirituale allo stesso tempo: abbinarle alle immagini prodotte dall’uomo mi serve per esprimere l’esigenza di trascendente, che ritengo innata negli esseri umani. Se la roccia è la materia, la carne di cui siamo fatti, i dipinti rappresentano gli esseri umani e la nostra esigenza di infinito, che diventa concreta nel bisogno di produrre e vedere immagini per dare un senso all’esistenza.
Stefano Canetta
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