Creato nel 2014, “a new nothing” è un bellissimo esperimento di dialoghi fotografici promosso da Ben Alper & Nat Ward: una persona posta una foto, l’altra risponde e si prosegue a botta e risposta finché la sequenza non è in qualche modo conclusa e allora viene archiviata. I dialoghi sono sempre a due, le sequenze di foto sono costruite per dittici mobili (la seconda risponde alla prima, la terza alla seconda e così via) e gli accostamenti sono fatti in molti modi diversi: per composizione, colore, temi, elementi, somiglianza, contrasto e così via. Alcune sequenze sono oniriche, altre concettuali, altre viscerali, alcune esplicite altre difficili.
«“a new nothing” is an online project space that facilitates image-based conversations between artists. Essentially, it’s a space for impulsive and intuitive artistic play in public. Much like written or spoken language, each conversation on the site possesses its own unique cadence, affect and pace. Some develop rapidly and energetically, while others evolve more slowly and methodically. Once an artist is chosen for inclusion on the site, they invite their own conversational partner and begin a visual back and forth, responding to images as they are posted».
–> theretherenow
Non ci sono parole quindi non si spiega o si dimostra nulla, non funziona così. Tuttavia pare funzionare, almeno nei tentativi più riusciti. È un allenamento a ragionare sulle foto, a guardarle con più attenzione, ma anche a farsi sopraffare, abbandonandosi al loro modo di risuonare per coglierne un elemento cui agganciarsi.
Tra le tante cose che fa venire in mente un gioco di questo tipo è che la singola “foto wow” forse non è l’obiettivo più ambizioso che ci si può porre come fotografi, che ideare un tessuto di relazioni conta di più dell’estetica e dell’effetto, che fotografare è anche individuare “connessioni fra eventi lontani e intuirne le possibilità strutturali” e che questo può emergere in tanti modi: con un lavoro lungo e costante intorno a un soggetto, ma anche attraverso una conversazione per immagini che consenta di mettere in comune e di articolare, invece che di accumulare e di promuovere (e promuoversi).
Nel nostro piccolo abbiamo iniziato a provarci anche noi del Baretto. L’area è aperta e non servono inviti.
–> http://www.barettobeltrade.it/dialoghi/
Scrivi un commento