Wang Qingsong (1966) vive a Pechino ed è uno dei più importanti artisti cinesi. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Sichuan nel 1993, già nel 1996 abbandona definitivamente la pittura per dedicarsi alla staged photography. Il suo approccio teatrale si combina con il realismo documentaristico. I primi lavori fotografici mostrano dei Buddha con il telefonino in mano, intenti a bere birra e a fumare. Fin da subito è evidente che il tema che più gli sta a cuore è la contraddizione tra l’antica tradizione cinese e le nuove abitudini consumistiche mutuate dall’Occidente. Questa ibridazione violenta e veloce produce nella società cinese una immensa confusione che colpisce intensamente Wang: «I drammatici cambiamenti globali hanno trasformato la Cina in un immenso parco giochi o cantiere: ogni volta che vado in città mi sento soffocare dall’inquinamento, dalle contraddizioni sociali e così via», dichiara in un’intervista.
L’artista, pur usando l’ironia per mostrare questa contraddizione, non nasconde una certa velata tristezza per la nuova condizione: negli ultimi decenni il kitsch impera portando verso il nichilismo l’intera società cinese. Attraverso l’approcio umoristico, teatrale e politico della sua arte, Wang Qingsong riflette sui problemi del consumo, della religione e sui problemi politici della Cina, emersi dopo la rivoluzione culturale cinese.
Dal 2000 la sua critica verso la società eccessivamente materialistica si fa più intensa. Wang riprende le opere dei classici cinesi e Occidentali per mostrare le contraddizioni dell’epoca contemporanea. In Night Revels con Lao Li (2000), una fotografia che parodia un dipinto del X ° secolo, critica il massiccio afflusso della cultura e del consumismo occidentali in Cina dal 2000 in avanti.
Sempre in questo periodo sia il formato che la realizzazione del suo lavoro aumentano di scala: inizia a impiegare folle di figuranti e utilizza gran quantità di oggetti di scena e detriti per simulare il caos sociale.
Anche l’attenzione allo stato della cultura e al sistema educativo cinese, che soffoca la mente e allena gli studenti solo a memorizzare, sono temi ricorrenti del suo lavoro, ad esempio in Knickknack Peddler (2002), Preschool (2002), Follow Me (2003), Follow Him (2010) e Follow you (2013). In altre opere si concentra su mali sociali come la mancanza di assistenza sanitaria, il sovraccarico ospedaliero, la pazienza e la negligenza degli operatori sanitari. L’inganno della globalizzazione con le sue promesse di benessere, rivelatosi effimero e passeggero, fatto di cattivo cibo e bassa qualità della vita, viene esplorato in opere come: Tramp (2004) e UN Party (2007).
L’artista crea scene con enormi dettagli che confondono il confine tra realtà e finzione. Egli stesso posa spesso per le proprie foto in modo ironico, sottile e colorato, ad esempio con un logo di Mc Donald tatuato sul suo petto. A prima vista i loghi delle multinazionali appaiono ornamentali, eppure l’artista li considera un vero e proprio attacco alla società cinese, esacerbato dal consumo, dal materialismo e dalla perdita di valori etici e spirituali. Tuttavia, inserendosi in modo discreto nella scena, allude alla sua stessa complicità in questo processo.
Nell’ultimo periodo sempre più spesso i suoi lavori fotografici si ibridano con azioni performative: per il lavoro One World, One Dream (2014), al White Box Museum of Art of Bejijng, ha creato il set, ma i partecipanti avevano la possibilità di improvvisare. Quest’opera è composta da due parti: l’One World rappresentato dalle 500 maggiori società del mondo classificate per fatturato dalla rivista Fortune e l’One Dream contrassegnato dai nomi di 500 università da sogno, tutte scelte dagli adolescenti partecipanti.
Wang Qingsong ha dichiarato pubblicamente che nei prossimi lavori si impegnerà ad affrontare l’argomento tabù del sesso. Wang spesso deve fare i conti con limitazioni: la censura deve visionare i cataloghi prima che qualsiasi mostra diventi pubblica. C’è una lista nera di artisti e anche se lui non ne fa parte, è comunque monitorato da vicino a causa della natura critica del suo lavoro.
Le opere di Wang sono state esposte in molti musei e istituzioni di tutto il mondo, come l’International Centre of Photography di New York, lo Shanghai Art Museum e l’Hammer Museum di Los Angeles.
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