A luglio il Baretto è andato in centro a Milano, alla galleria d’arte Viasaterna: un bianco e vasto appartamento al primo piano di via Leopardi 3. Erano gli ultimi giorni dell’esposizione antologica “La citta narcisista. Milano e altre storie” di Takashi Homma, artista e fotografo giapponese che Viasaterna rappresenta in Italia.
L’esposizione, creata come una veloce antologica, si sviluppava intorno a tre tematiche principali, ricorrenti nel lavoro di Homma: la città, l’incontro con la natura e l’azione dell’uomo. La città protagonista della serie era Milano.
Riscrivendo i registri usati per i precedenti lavori urbani (“The Narcisistic City” è del 2016), applicati in questo caso al Duomo e alla Torre Branca di Vico Magistretti, Homma costruisce le sue fotografie con la camera obscura (attrezzo utilizzato dai pittori fin dal Rinascimento e in qualche modo antesignano della macchina fotografica), rifacendosi così alla storia della fotografia e alla rapresentazione prospettica di pittori come Leonardo, Canaletto, Caravaggio.
L’effetto è straniante: le immagini sono ribaltate, riflesse, come si stessero specchiando in acqua. Il progetto riprende il mito di Narciso innamorato della propria immagine. Il mito di Narciso termina con il suicidio: punito dagli Dei si toglie la vita. La città in questo caso non scompare, ma si rivolta verso il basso, nell’immagine riprodotta con la camera obscura, ricreandosi come altro da sé. Non ci sono tecnicismi o dettagli architettonici a sorreggere il frame: il bianco e nero e le immagini non completamente a fuoco creano un flusso inconscio trasformandolo in memoria.
La metropoli improvvisamente rallenta nelle fotografie di Homma, il traffico delle strade è sostituito dalla lentezza del rituale.
Nell’antologica il tema del rapporto dell’uomo con la natura era esposto seguendo tre percorsi differenti.
– New Waves: sequenze di onde riprese dopo le tsunami del 2011. Natura oscura che distende e punisce seguendo il moto circolare delle maree.
– Mushrooms from the forest (2011): ritratti di funghi come fossero persone, sopravvissuti alla tragedia nucleare di Fukuishima. La natura distrugge, ma contiene in sé i germi della sua rinascita, mitili come spore, agenti di resistenza urbana.
– Trails (2009): l’uomo e la natura, il patto antico della caccia, attraverso tracce sulla neve, impronte di cervi in fuga, rami come reti. La foresta come perimetro di morte segnato dal rosso del sangue sulla neve. La purezza in un rituale antico, scritto ed esposto con fogli appesi al muro senza cornice, impronte fotografiche di impronte di morte: fogli lividi che annegano il bianco immacolato della parete della galleria.
Nelle note di Viasaterna leggiamo: “La riflessione metalinguistica attraversa l’intera produzione di Takashi Homma costituendone un immancabile filo conduttore. Trails, in questo senso, è innanzitutto un’operazione di scrittura. Le onde sono un esempio perfetto di differenza nella ripetizione. Specchi (di Narciso) e finestre (delle architetture). Le fotografie di Homma sono immagini duplicate: come un paio di occhiali con le lenti argentate, servono per guardare meglio ma anche per riflettere”.
…
Takashi Homma, artista e fotografo giapponese, è nato a Tokyo nel 1962. Si trasferisce a Londra, dove vive dal 1991 al 1992 lavorando per i-D, periodico fondato nel 1980, aperto alla scoperta e alle influenze innovative di giovani fotografi frequentando diversi generi, per varie riviste e per la pubblicità, prima di tornare in Giappone. Qui lavora alle serie ”Waves”, “Suburban Landscapes”, “Sky Shots” e “Tokyo Children.”
Nel 1998 riceve il 24thKimuraIhei Photography award per la serie “Tokyo Kougai: Tokyo Suburbia.”
Nel 2003 cura la retrospettiva sul fotografo giapponese Nakahira Takuma, intitolata “Extremely Good Scenes: Short Hope: Nakahira Takuma”, legata al film ducumentario dello stesso titolo di cui gestisce la supervisione. Nel 2008 è il primo artista giapponese pubblicato dalla newyorchese Aperture Foundation.
[Il Baretto Narciso] A luglio il Baretto è andato in centro a Milano, alla galleria d’arte Viasaterna: un bianco e vasto appartamento al primo piano di via Leopardi 3. Erano gli ultimi giorni dell’esposizione antologica "La citta narcisista. Milano e altre storie" di Takashi Homma, artista e fotografo giapponese che Viasaterna rappresenta in Italia.L’esposizione, creata come una veloce antologica, si sviluppava intorno a tre tematiche principali, ricorrenti nel lavoro di Homma: la città, l’incontro con la natura e l’azione dell’uomo. La città protagonista della serie era Milano. Riscrivendo i registri usati per i precedenti lavori urbani ("The Narcisistic City" è del 2016), applicati in questo caso al Duomo e alla Torre Branca di Vico Magistretti, Homma costruisce le sue fotografie con la camera obscura (attrezzo utilizzato dai pittori fin dal Rinascimento e in qualche modo antesignano della macchina fotografica), rifacendosi così alla storia della fotografia e alla rapresentazione prospettica di pittori come Leonardo, Canaletto, Caravaggio. L’effetto è straniante: le immagini sono ribaltate, riflesse, come si stessero specchiando in acqua. Il progetto riprende il mito di Narciso innamorato della propria immagine. Il mito di Narciso termina con il suicidio: punito dagli Dei si toglie la vita. La città in questo caso non scompare, ma si rivolta verso il basso, nell’immagine riprodotta con la camera obscura, ricreandosi come altro da sé. Non ci sono tecnicismi o dettagli architettonici a sorreggere il frame: il bianco e nero e le immagini non completamente a fuoco creano un flusso inconscio trasformandolo in memoria.La metropoli improvvisamente rallenta nelle fotografie di Homma, il traffico delle strade è sostituito dalla lentezza del rituale.Nell'antologica il tema del rapporto dell'uomo con la natura era esposto seguendo tre percorsi differenti.- New Waves: sequenze di onde riprese dopo le tsunami del 2011. Natura oscura che distende e punisce seguendo il moto circolare delle maree.- Mushrooms from the forest (2011): ritratti di funghi come fossero persone, sopravvissuti alla tragedia nucleare di Fukuishima. La natura distrugge, ma contiene in sé i germi della sua rinascita, mitili come spore, agenti di resistenza urbana.- Trails (2009): l’uomo e la natura, il patto antico della caccia, attraverso tracce sulla neve, impronte di cervi in fuga, rami come reti. La foresta come perimetro di morte segnato dal rosso del sangue sulla neve. La purezza in un rituale antico, scritto ed esposto con fogli appesi al muro senza cornice, impronte fotografiche di impronte di morte: fogli lividi che annegano il bianco immacolato della parete della galleria.Nelle note di Viasaterna leggiamo: "La riflessione metalinguistica attraversa l’intera produzione di Takashi Homma costituendone un immancabile filo conduttore. Trails, in questo senso, è innanzitutto un’operazione di scrittura. Le onde sono un esempio perfetto di differenza nella ripetizione. Specchi (di Narciso) e finestre (delle architetture). Le fotografie di Homma sono immagini duplicate: come un paio di occhiali con le lenti argentate, servono per guardare meglio ma anche per riflettere"….Takashi Homma, artista e fotografo giapponese, è nato a Tokyo nel 1962. Si trasferisce a Londra, dove vive dal 1991 al 1992 lavorando per i-D, periodico fondato nel 1980, aperto alla scoperta e alle influenze innovative di giovani fotografi frequentando diversi generi, per varie riviste e per la pubblicità, prima di tornare in Giappone. Qui lavora alle serie ”Waves”, “Suburban Landscapes”, “Sky Shots” e “Tokyo Children.”Nel 1998 riceve il 24thKimuraIhei Photography award per la serie “Tokyo Kougai: Tokyo Suburbia.”Nel 2003 cura la retrospettiva sul fotografo giapponese Nakahira Takuma, intitolata “Extremely Good Scenes: Short Hope: Nakahira Takuma”, legata al film ducumentario dello stesso titolo di cui gestisce la supervisione. Nel 2008 è il primo artista giapponese pubblicato dalla newyorchese Aperture Foundation.
Pubblicato da Baretto Beltrade su Martedì 22 agosto 2017
Scrivi un commento